Le emozioni: amiche o nemiche? Le nostre emozioni ci orientano nel mondo, guidano le nostre scelte e permettono a chi ci è vicino di comprendere i nostri bisogni. Sono tutte utili se ben interpretate e riconosciute: in questo articolo vedrai come evitarne i risvolti negativi e come usarle per migliorare il tuo rapporto con te stesso e con gli altri.
Dal latino emovère: trasportare fuori, attivare. Le emozioni ci attivano sia a livello somatico ( aumento della frequenza cardiaca, rossore in volto, respiro…) che comportamentale, dandoci l’impulso ad agire. Esse sono le risposte agli stimoli esterni.
Le principali sono sei e sono state individuate da Ekman in un esperimento del 1987, che ha studiato la mimica e le espressioni di diverse popolazioni ed etnie.
Felicità, tristezza, disgusto, rabbia, sorpresa, paura.
Le emozioni di base sono immediatamente individuabili semplicemente osservando la mimica del volto di una persona, indipendentemente dalla sua cultura e origine.
Non esistono emozioni belle o brutte, ma semplicemente emozioni utili per orientarci nel mondo e nelle nostre scelte.
L’evoluzione ci ha dotato di questa risorse per gestire le emergenze della vita in tempo reale, per valutare situazioni e prendere decisioni. Emozioni come la paura, ad esempio, attivandoci ci può salvare la vita in un momento di imminente pericolo, il disgusto ci consente di non mangiare cibi avariati, la tristezza di comunicare un bisogno di sostegno o per dirci che forse dobbiamo cambiare qualcosa nella nostra vita … la felicità ci fa sentire al posto giusto con la persona giusta.
Se non le conosciamo o non le sappiamo riconoscere perdiamo una grande opportunità, visto che fanno parte non solo della nostra intelligenza emotiva, ma anche del nostro sentire e del linguaggio non verbale che ci può comunicare spesso più di tante parole.
Se siamo in grado di recepirle non solo vivremo una vita migliore, ma instaureremo rapporti più autentici e soddisfacenti, perché ci fideremo delle nostre percezioni e proveremo empatia, la capacità, grazie ai nostri neuroni specchio, di percepire ciò che l’altro sta provando.
Ogniqualvolta una persona è scollegata da quello che sente e non riesce ad interpretare le risposte del suo corpo rischia di allontanarsi dal suo equilibrio interiore per provare disorientamento e malessere. L’emozione perde così la sua funzione di orientamento e interpretazione del mondo
Orgoglio e senso di colpa non sono emozioni primarie che ci salvano la vita, ma complesse e culturalmente determinate e spesso legate alla protezione dell’ego.
Queste emozioni secondarie sono determinate dal contesto sociale in cui si vive, dal condizionamento che riceviamo fin dai primi anni di vita dalla famiglia, dalla società, dalla cultura e dalla religione. Sono un po’ come dei codici che, se non rispettati, ci fanno sentire di minor valore. Ogniqualvolta ad esempio non rispettiamo le regole che ci propongono ci sentiamo in colpa.
Le norme che le orientano cambiano costantemente con i luoghi, le culture e il tempo e purtroppo non sempre la persona fa un analisi critica di ciò che le viene insegnato, così nel tempo rischiano di diventare automatiche ed indiscutibili.
Bypassano praticamente la volontà, facendo sentire la persona in obbligo di soddisfare quanto le viene richiesto. In questo modo ci condizionano, creando spesso sofferenza e disagio .
Impariamo a distinguere tra colpa e colpa, vergogna e vergogna, orgoglio e orgoglio.
Il senso di colpa sano consente di rendersi conto di aver danneggiato qualcuno con il nostro comportamento e consente di rimediare e crescere.
Il sano pudore o la vergogna impediscono comportamenti considerati immorali. Il pudore malsano ci porta ad avere paura di esporsi e di essere giudicati.
L’orgoglio se sano può motivare a migliorarsi o a compiere gesti grandi e generosi, se malsano può chiudere e avvelenare, proprio come fa la rabbia.
La rabbia è un emozione innata ci aiuta a difenderci e a tutelarci.
È sana se limitata nel tempo e quando ci protegge. La proviamo quando ci sentiamo attaccati, presi in giro, non rispettati o non tutelati.
Diventa malsana quando diviene distruttiva.
Se non viene riconosciuta e correttamente espressa le conseguenze possono essere devastanti per noi stessi e gli altri. Se non ci siamo mai concessi di esprimerla può essere che sia stata accumulata in noi. Reprimendola è molto facile che possa esplodere in situazioni e con persone che non ne sono la vera causa.
Anche se c’è chi lo sostiene, non esistono persone che non la provano e forse chi la nega ne soffre più degli altri.
Anch’essa è una delle emozioni primarie riconosciute da Ekman e serve per proteggerci, per difenderci, attaccare o fuggire. In un certo qual modo la paura sta spesso alle origini di altre emozioni primarie quali rabbia e tristezza. La rabbia è paura di non valere, la tristezza paura di perdere. Riflettiamoci.
La paura ci attiva come le altre emozioni ad agire, ad avere performance maggiori, in alcuni casi ci può salvare la vita, ma se malsana può anche diventare un grande ostacolo al nostro benessere e al nostro successo. Ci può paralizzare, mandare in tilt, limitare nella quotidianità, in poche parole ci può boicottare. Questo avviene quando una persona dà o associa un’interpretazione errata al suo vissuto, alla realtà e all’emozione provata.
Saper nominare le emozioni e riconoscerle ci aiuta nel poterle accogliere e comprendere.
Capire da quale bisogno originano, ci consente di ottenere ciò che desideriamo veramente, evitandoci inutili autoboicottaggi.
Chi possiede intelligenza emotiva riesce ad interagire in maniera più soddisfacente, produttiva e sana con gli altri. Questa apertura positiva e sincera nei confronti del prossimo automaticamente farà da catalizzatore delle relazioni e del proprio successo personale nella vita e sul lavoro.
Goleman nel 1995 riprende il termine da studi precedenti e ci rivela che chi possiede questo tipo di intelligenza nella vita ha molte più possibilità di altri nell’ottenere ciò che desidera e in maniera duratura.
Riuscirà a riconoscere e interpretare in modo corretto le emozioni altrui e a fidarsi delle proprie, rispettando entrambe.
Questa abilità oggigiorno è divenuta una caratteristica determinante nel campo del business e della leadership. Da essa può dipendere il successo di un’attività. Tale risorsa ci guida nelle relazioni consentendo anche sul lavoro l’emergere di rapporti duraturi basati sul riconoscimento, la stima e la fiducia reciproca.
In termini di produttività questo genere di leadership risulta la più motivante.
Le vecchie strategie dei despoti del passato ” divide et impera” fondate sulla paura e usate per controllare popolazioni in molti casi poco edotte ed informate, oggi si dimostrano, non solo superate, ma anche molto rischiose.
Se ti capita di sopravvalutare delle minacce, agisci in un determinato modo solo perché spinto da vecchie convinzioni, ascolti più le opinioni degli altri che non le tue sensazioni ed emozioni, cerchi di agire per piacere, per dovere, per apparire più che per essere… incolpi altri del tuo sentire… sei scollegato dalle tue emozioni.
Ritorna in contatto con esse, ascoltale, accoglile e cerca di comprendere i loro veri messaggi per orientarti veramente la dove desideri andare e per non ritrovarti altrove.
Impara a fidarti di te stesso, perché tu sai esattamente come stanno le cose quando sei in grado di sentirti.
Divertiti ad allenare la tua intelligenza emotiva e la tua empatia, diventa il migliore amico delle tue emozioni.