Tutti noi siamo abitudinari, la nostra routine ci da una sensazione di comfort e sicurezza. Per questo quando qualcosa di esterno e incontrollabile sconvolge le nostre certezze, rischiamo di cadere nello sconforto.
Ricorda però che hai sempre un’altra scelta: la nostra mente ha l’incredibile potere di trasformare le sfide in opportunità, dobbiamo solo imparare a usarlo.
Come dice nella sua citazione Roberto Gervaso: “Le abitudini rendono la vita meno eroica ma più comoda” e l’uomo è un essere abitudinario .
Faremmo pressoché ogni cosa in nostro potere per mantenere la continuità.
Se ci fermiamo a riflettere possiamo constatare che molti di noi eseguono più volte al giorno gli stessi comportamenti del giorno precedente. A iniziare dalla parte del letto dalla quale ci alziamo o dal modo in cui ci spazzoliamo i denti, a quello che pensiamo.
Se ci chiedessero di cambiare volontariamente, di certo la cosa ci verrebbe inizialmente alquanto innaturale.
Le piccole abitudini in qualche modo danno serenità e famigliarità, quella famigliarità che che ci riporta al passato, dandoci un falso senso di sicurezza .
Anche i grandi geni avevano le loro piccole abitudini.
“H.Balzac beveva fino a 50 tazze di caffè al giorno, Kant faceva sempre la sua passeggiata alle 3.30 ed era così puntuale che vicini potevano regolare l’orologio, lo scrittore M. Proust si svegliava tra le tre e le sei di pomeriggio, mentre Beethoven si svegliava all’alba ed era solito prepararsi il caffè contando ogni mattina 60 chicchi di caffé per tazza. Einstein era solito dormire dieci ore a notte e mangiava poco e sempre le stesse pietanze…”
Possediamo geneticamente un innata tendenza a semplificare. Questa da un canto è utile, infatti ci aiuta e ci facilita in decisioni o compiti semplici e procedurali (come guidare un’auto) o nei casi in cui dobbiamo essere veloci a decidere.
Nello stesso tempo però può anche indurci in grandi errori di interpretazione, chiamati “Bias cognitivi”. Questo succede soprattutto se ciò che viviamo è totalmente nuovo e non può essere né paragonato né affrontato con sistemi e azioni del passato.
Associando sempre gli eventi ai vissuti passati si rischia di avere reazioni e interpretazioni distorte di ciò che ci accade o ci potrebbe effettivamente accadere.
Pensate che spesso si rinuncia ad opportunità estremamente positive e costruttive pur di evitare un esperienza nuova. Il timore di eventuali possibilità future sconosciute, ci porta infatti a rifugiarci in una routine di abitudini che dà sicurezza.
Tutto ciò può provocare a catena reazioni disfunzionali e inadeguate mosse dalla paura, che rischia di divenire contagiosa anche nelle relazioni con gli altri.
Come non si può generalizzare nel valutare due individui solo perché della stessa nazionalità, così non lo si dovrebbe fare nel prendere decisioni importanti utilizzando come termine di paragone le esperienze negative vissute.
Ogni caso, quando coinvolge persone diverse, è un caso a sé e va trattato come tale: con lucidità e consapevolezza.
Eppure sono proprio questi comportamenti legati a credenze e convinzioni apprese, che creano un riferimento e ci orientano nel mondo, rendendoci dipendenti dalla limitante ripetitività delle nostre abitudini.
Se fino a pochi mesi fa il nostro ieri diventava il nostro domani e il passato il nostro futuro, ora tutto ciò sembra essersi spezzato.
Il condottiero spagnolo Hernan Cortes nel 1519, sbarcato sulle coste messicane, bruciò le navi per tagliare i ponti con il passato e costringere i sui uomini a conquistare quella parte di nuovo mondo.
Allo stesso modo il periodo traumatico che stiamo vivendo ci obbligherà, volenti o nolenti, a modificare le nostre abitudini ed uscire dalla nostra zona di comfort.
Se non possiamo cambiare il mondo e gli eventi, possiamo cambiare il modo in cui li vediamo, li viviamo e li affrontiamo: come vedi ci rimane pur sempre un bel potere!
Mai come ora abbiamo bisogno di essere consapevoli per prendere le giuste decisioni e vivere il più possibile ciò che ci accade in modo funzionale.
Certo il cambiamento fa paura, ma visto che già stiamo vivendo questo vuoto, sarà più semplice decidere di colmarlo con abitudini nuove e più costruttive.
Non permettere agli eventi di spezzarti cogli la sfida per rivoluzionare il tuo modo di pensare e cercare nuove opportunità.
Come ci suggerisce la “profezia auto avverantesi”, chi continua a dare energia a pensieri negativi ha più possibilità di attirare nella sua vita ciò che teme, anche perché, proprio per evitarlo e per proteggersi, ne è alla costante ricerca e “chi cerca trova”.
Se una persona è convinta di essere uno “sfortunato calmiero ” ciò che penserà e ripeterà di sé lo porterà inevitabilmente, in pensieri, parole ed azioni a confermare ciò in cui crede o che più teme.
La stessa cosa fortunatamente avviene anche al contrario.
Quando ci si rivolge al mondo in maniera costruttiva, disponibile, nuova e aperta si attireranno nel nostro futuro esperienze altrettanto positive e costruttive.
Non è una magia, e se ci riflettiamo è una conseguenza totalmente logica.
Le nostre convinzioni e aspettative danno forma ai nostri pensieri. Questi determinano le nostre azioni oltre che la nostra comunicazione verbale e non verbale, creando così il nostro futuro e influenzando anche il modo in cui gli altri ci percepiscono.
Convinzioni e aspettative → pensieri → azioni e comunicazione → risultati
Certo non basta solo dire il contrario o iniziare a spendere per attrarre successo e ricchezza nella propria vita.
Per sperimentare il nuovo è indispensabile rielaborare, comprendere e lasciar andare le proprie convinzioni disfunzionali per integrare e sciogliere vecchi vissuti ed emozioni non processate.
Ecco come le nostre credenze più nascoste e ciò a cui diamo più energia e attenzione, le nostre “profezie” più intime e temute, rischiano inevitabilmente, se non superate, di auto-avverarsi proprio perchè le cerchiamo.
Qualsiasi evento sarà giudicato da noi in base alla nostra “Weltanschaung”, visione del mondo, che conferma le nostre convinzioni e la nostra filosofia di vita, sia in positivo che in negativo.
Comportamenti automatici di attacco e fuga tanto vitali in passato per nostra sopravvivenza si sono nel tempo tradotti in atteggiamenti quali: la fuga in passività e rinuncia, l’attacco in aggressività.
Entrambi questi automatismi conducono inevitabilmente a comportamenti poco funzionali e, proprio perché non mediati dalla consapevolezza e inficiati dai nostri pregiudizi, sfociano in frustrazioni, aggressività, inutili sensi di colpa e vano orgoglio.
Anche se in una situazione altamente emozionale tutto ci spinge a reagire d’istinto, per placare l’ansia è fondamentale trovare la forza per fermarsi: accogliere le proprie sensazioni con consapevolezza, ascoltarle prima di rispondere.
Solo fermandoci e domandandoci dove siamo e cosa vogliamo possiamo uscire da questo circolo vizioso.
Quando assistiamo a una scena teatrale ascoltiamo cosa ci trasmette e non saltiamo sul palco per aggredire gli attori.
Allo stesso modo possiamo apprendere ad osservare ciò che accade in noi nelle interazioni con gli altri .
Questo ci consentirà di crescere e sviluppare modalità di azione più rispondenti e meno reagenti e ottenere ciò che davvero desideriamo ed è meglio per noi e per chi ci è caro.
Fermarci per un attimo ci consente di comprendere dove siamo approdati con il nostro fare, se il porto in cui ci troviamo ci piace davvero e se ci sono cose che vorremmo migliorare delle nostre abitudini…
Dare il via della sfida alla nostra mente, che in una condizione di rottura è più propensa ad accogliere il nuovo, sarà più semplice che non in una situazione di ovattato benessere.
“Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima”
diceva Nelson Mandela
Sta ad ognuno di noi decidere se sia preferibile irrigidirsi, soffrendo e magari spezzarsi, o piegarsi saggiamente come una canna al vento, per superare bene la tempesta e uscirne più forte e consapevole di prima.
Ricorda che la mente non distingue da reale o immaginato, quindi in base a ciò che pensi, vivi e fai potrai produrre sia ormoni dello stress che della felicità, vivere ciò che desideri o ciò che più temi.
Sta ad ognuno di noi scegliere su cosa volersi concentrare.